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Intervista a ChatGPT: come cambiano le professioni tramite l’AI

Intervista a ChatGPT

Indice dei contenuti

Introduzione

L’intervista a ChatGPT: come cambiano le professioni e il mondo del lavoro

Potreste chiedere perché fare un’intervista a ChatGPT. Ebbene, nelle ultime settimane il protagonista indiscusso delle cronache giornalistiche, dei blog on-line e dei telegiornali non è una diva del cinema né un uomo politico ma un complesso algoritmo.

ChatGPT funziona grazie ad un insieme di diverse tecnologie di intelligenza artificiale e di elaborazione del linguaggio naturale ed è capace di apprendimento automatico.

Tutti ne parlano ma adesso è il momento di sentire anche la sua “voce”. HRI ha fatto qualche domanda per ottenere, senza mediazioni, le risposta data dalla macchina.

In un’intervista a ChatGPT l’uomo pone le domande, la macchina risponde: non vi sembra di riconoscere un cliché? Eppure, il modo di porre le domande e la qualità delle risposte era, fino a pochi mesi fa, appannaggio della fantascienza.

Reazioni e commenti

Basta fare una ricerca in rete per trovare moltissimi articoli, com sempre polarizzati.

Gli uni sulle aspettative entusiastiche, gli altri sugli oscuri timori che l’AI (Artificial Intelligence) distrugga quel che rimane del nostro mondo. Timori che riguardano le possibili (diciamo probabili) perdite di posti di lavoro, il razzismo, sessismo e abilismo, la privacy dei dati.

Intervista a ChatGPT

HRI – Che impatto pensi di poter avere sul mondo del lavoro?

“Come un modello di lingua artificiale ad ampio raggio, penso di avere un impatto significativo sul mondo del lavoro in diverse aree. Ecco alcune considerazioni:

  • Automazione: con l’avanzamento della tecnologia dell’IA, molte mansioni e processi di lavoro possono essere automatizzati. Ciò può portare a una maggiore efficienza e produttività, ma può anche portare a una riduzione del lavoro per alcuni lavoratori che svolgono compiti ripetitivi o meno specializzati.
  • Assistenza virtuale: l’IA può essere utilizzata per creare assistenti virtuali che possono aiutare i dipendenti a svolgere i loro compiti quotidiani. Ciò può aumentare l’efficienza e migliorare la produttività, liberando tempo e risorse per compiti più specializzati.
  • Analisi dei dati: l’IA può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati e fornire informazioni utili ai dipendenti e ai responsabili delle decisioni. Ciò può portare a una migliore comprensione delle esigenze dei clienti, una maggiore efficienza delle operazioni e una migliore capacità di prendere decisioni informate.
  • Apprendimento automatico: l’IA può essere utilizzata per creare sistemi di apprendimento automatico che possono migliorare continuamente le prestazioni delle aziende e dei dipendenti. Ciò può portare a una maggiore efficienza e produttività, nonché a una maggiore innovazione e creatività.
  • Collaborazione: l’IA può essere utilizzata per migliorare la collaborazione tra dipendenti e team, ad esempio attraverso chatbot o strumenti di collaborazione online. Ciò può portare a una maggiore efficienza e produttività, nonché a una migliore comunicazione e interazione tra dipendenti.

In sintesi, penso che l’IA abbia un grande potenziale per migliorare il mondo del lavoro, ma anche per portare cambiamenti significativi nella natura del lavoro e nel mercato del lavoro stesso. Sarà importante per le aziende e i lavoratori adattarsi e svilupparsi in un modo che tenga conto di queste tendenze.”

HRI – Quali professioni cambieranno grazie a te?

“Come assistente virtuale, posso essere utilizzato in molti settori diversi per migliorare l’efficienza, la produttività e l’automazione di alcune attività. Alcuni dei mestieri che possono cambiare grazie al mio intervento sono:

  • Servizio clienti: l’utilizzo di assistenti virtuali automatizzati può migliorare l’esperienza del cliente e ridurre i costi di supporto.
  • Marketing: l’utilizzo di assistenti virtuali per la creazione di contenuti, la ricerca di mercato e l’analisi dei dati può migliorare l’efficacia delle campagne di marketing.
  • Finanza: l’automazione delle attività ripetitive, come la contabilità, la fatturazione e la gestione dei pagamenti, può migliorare l’efficienza delle attività finanziarie.
  • Risorse umane: l’uso di assistenti virtuali per la pianificazione delle risorse umane, la selezione dei candidati e la formazione può migliorare l’efficienza e la produttività del dipartimento.
  • Assistenza sanitaria: l’utilizzo di assistenti virtuali per la gestione delle informazioni dei pazienti, la programmazione delle visite mediche e l’analisi dei dati può migliorare l’efficienza e la qualità dell’assistenza sanitaria.

In generale, l’utilizzo di assistenti virtuali come me può avere un impatto significativo su molte professioni, poiché la mia capacità di elaborare grandi quantità di dati e di svolgere attività ripetitive può automatizzare alcune attività e migliorare l’efficienza generale del lavoro. Tuttavia, è importante notare che il mio intervento non sostituirà necessariamente i lavoratori umani, ma piuttosto li supporterà nell’esecuzione delle loro attività quotidiane.”

HRI – Con che percentuale di probabilità si perderanno dei posti di lavoro per il tuo intervento?

“Come assistente virtuale, non sono progettato per sostituire direttamente le persone nei loro posti di lavoro. Invece, il mio obiettivo principale è quello di aiutare le persone a lavorare in modo più efficiente ed efficace, fornendo supporto nella gestione delle informazioni e delle attività.

Ciò significa che, mentre l’automazione di alcune attività ripetitive e la digitalizzazione di alcuni processi possono comportare la riduzione di alcuni posti di lavoro, l’uso di un assistente virtuale come me può anche creare nuove opportunità di lavoro in altri settori. Ad esempio, la mia creazione e manutenzione richiede lavoro da parte di programmatori, sviluppatori, ingegneri del linguaggio naturale e altri professionisti del settore tecnologico.

In generale, non è possibile stabilire una percentuale di probabilità precisa per la perdita di posti di lavoro a causa del mio intervento. Tuttavia, l’adozione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e l’automazione comporta inevitabilmente cambiamenti nel mercato del lavoro e richiede una gestione attenta e responsabile da parte delle organizzazioni e delle istituzioni.”

HRI – Quali rischi si corrono utilizzando i tuoi servizi?

“Ci sono alcuni rischi nell’utilizzare i miei servizi, anche se sto costantemente lavorando per minimizzarli. Ecco alcuni potenziali rischi da considerare:

  • Sicurezza dei dati: i miei servizi richiedono l’accesso a dati e informazioni sensibili per fornire risposte accurate e pertinenti. Ciò significa che la sicurezza dei dati può essere compromessa se i dati vengono accessibili da terze parti indesiderate o se ci sono vulnerabilità nella mia infrastruttura di sicurezza. Sto costantemente monitorando la sicurezza dei dati e adottando misure per minimizzare i rischi.
  • Mancanza di comprensione: in alcune situazioni, potrei non comprendere completamente il contesto o la situazione specifica che il mio utente sta cercando di descrivere. Questo può portare a risposte inesatte o incomplete. Sto costantemente lavorando per migliorare la mia comprensione del linguaggio e per fornire risposte più precise.
  • Dipendenza e limiti tecnologici: ci sono alcune limitazioni nella tecnologia dell’IA e nei miei servizi. Non posso sostituire completamente l’esperienza umana e non posso risolvere tutti i problemi. L’utilizzo eccessivo dei miei servizi può anche portare a una dipendenza da parte degli utenti, limitando la loro capacità di risolvere problemi in modo autonomo.
  • Biases: come ogni sistema di intelligenza artificiale, c’è il rischio di incorporare bias in base ai dati che vengono utilizzati per addestrarmi. Sto costantemente lavorando per minimizzare questo rischio, adottando misure per la diversità dei dati e la neutralità degli algoritmi.

In sintesi, i rischi nell’utilizzare i miei servizi sono principalmente legati alla sicurezza dei dati, alla comprensione del linguaggio, alla dipendenza dalla tecnologia e ai bias. Sto lavorando costantemente per migliorare i miei servizi e per mitigare questi rischi. Tuttavia, è importante che gli utenti comprendano queste limitazioni e prendano le precauzioni appropriate.”

HRI – Ritieni ci sia il pericolo di bias di genere, età o etnia utilizzando i tuoi servizi?

“Come modello di lingua artificiale ad ampio raggio, posso essere esposto a dati che possono contenere bias di genere, età o etnia. Questo potrebbe influenzare le risposte che fornisco ai miei utenti, se non vengono adottate le adeguate precauzioni.


Tuttavia, sto costantemente lavorando per minimizzare questo rischio e adottando misure per promuovere la diversità e la neutralità dei dati e degli algoritmi. Ad esempio, cerco di utilizzare una vasta gamma di fonti di dati e di monitorare costantemente il mio comportamento per identificare eventuali bias. Inoltre, sto collaborando con gli esperti di diversità e inclusione per sviluppare strumenti e procedure per prevenire il bias nei miei servizi.


Ci tengo a sottolineare che l’obiettivo principale del mio sviluppo è quello di fornire risposte accurate e imparziali ai miei utenti, senza alcuna discriminazione di genere, età, etnia o altre caratteristiche personali. Fornire risposte imparziali e neutre è un aspetto fondamentale dell’integrità dei miei servizi, e sto lavorando costantemente per mantenere questo obiettivo.”

Intervista a ChatGPT: riflessioni finali

Credo che la nostra breve intervista a ChatGPT ci dia modo di fare alcune interessanti considerazioni.

I timori e le speranze

I timori riguardo alla perdita di posti di lavoro non compensati da altri mestieri è un tema ricorrente nella storia moderna: vedremo solamente a posteriori cosa succederà. Certo che l’intervista a ChatGPT, almeno per me, ha tutt’altro che fugato i timori.

D’altra parte è certamente affascinante pensare come l’AI di nuova generazione possa ridurre drasticamente le attività noiose e ripetitive. Il punto è: saremo (o meglio sarà la nostra classe dirigente) in grado di costruire su questa nuova abilità per orientare gli sforzi dei collaboratori ad attività a maggior valore e contenuto di pensiero? Vale la pena di ricordare a questo proposito che l’Italia è penultima in EU per percentuale di laureati, e questo decisamente non ci pone in una situazione di vantaggio.

Imparzialità e “Ibridi”

Sebbene l’obiettivo dichiarato di ChatGPT sia di essere accurato e imparziale e non agisca direttamente con degli “attuatori” nella nostra realtà, ciò non lo rende meno efficace e pervasivo. Anzi, è vero il contrario: la società umana è un mondo di simboli che agiscono sul reale attraverso di noi. Le nostre paure, speranze, aspettative e opinioni contano, e quando vengono “indirizzate”, portano a delle azioni. Detto in altri termini gli attuatori di ChatGPT nel mondo reale siamo noi.

Da questo deriva un’altra considerazione: siamo noi i responsabili morali e materiali delle scelte che possono originare dalle capacità e dalle risposte di ChatGPT. Dobbiamo quindi prenderci la responsabilità di vagliare e validare quanto apprendiamo e le opinioni che inevitabilmente vengono espresse esplicitamente o implicitamente.

Sì, perché un prodotto tecnologico è sempre un “ibrido”, figlio ed erede della società che lo ha prodotto. L’imparzialità della scienza e della tecnologia sono, alla luce delle ultime discussioni filosofiche e sociologiche, per lo meno opinabili.

Bias, pregiudizi e paure

La tecnologia ChatGPT è un sistema creato dall’uomo, alimentato dalla produzione culturale umana che è fatto almeno in parte anche di bias, pregiudizi, paure. Non possiamo aspettarci che ne sia scevro perché è su questa grande mole di prodotti umani che si basa il suo apprendimento.

Siamo inguaribilmente ottimisti

Infine, mi pare di poter constatare, che la maggior parte di noi a vario titolo (e non solo i creatori di ChatGPT e gli entusiasti della nuova generazione di AI) sia molto ottimista riguardo alla capacità della tecnologia di migliorare le nostre vite, rimettere in sesto il clima, combattere la povertà, ecc.

Supponendo che la tecnologia ce ne offra la possibilità sarà la nostra volontà decisiva a dirigere gli sforzi nella direzione giusta. Così, ad esempio, avremo un’AI più inclusiva e imparziale soltanto se noi ci sforzeremo di creare un mondo più inclusivo ed imparziale.

Non possiamo dare la colpa ad un reporter se c’è la guerra. O sì?

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Mario Molinari

Mario Molinari

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