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Intelligenza artificiale: come usarla a supporto delle HR?

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Lunedì 25 marzo si è tenuto il workshop “Intelligenza umana e artificiale – nuovi modelli di integrazione nelle organizzazioni, un approccio quantitativo”, durante il quale, in collaborazione con l’Osservatorio HR Innovation Practice, abbiamo approfondito le tematiche del workshop dell’Osservatorio del 19 marzo dal titolo “HR e AI: l’evoluzione che passa dalla gestione delle risorse umane”.

Abbiamo voluto parlare del tema oggi molto in voga dell’Intelligenza Artificiale ma provando a proporre delle riflessioni per un approccio quantitativo: in quale misura le attività nei vari ruoli e professioni possono essere supportati dall’AI?

Crediamo sia possibile, attraverso un approccio per Use Cases, creare una “matrice di integrazione” che evidenzi lo spazio dell’intelligenza artificiale a supporto della intelligenza umana. Questo ci consente di stimare quante energie possiamo liberare e avremo a disposizione per creare maggiore valore.

AI classica e AI Generativa: le differenze

Prima di tutto, l’AI non è una sola tecnologia, ma un ventaglio di tecnologie che possono essere suddivise in due grandi classi: AI Classica e AI Generativa. Proprio quest’ultima sta ricevendo la massima attenzione del grande pubblico in questo momento.

L’AI Classica si utilizza per svariate applicazioni come:

  • ricerca e ottimizzazione
  • sistemi esperti
  • elaborazione del linguaggio naturale (NLP)
  • visione artificiale
  • riconoscimento vocale
  • robotica e rilevamento delle frodi.

I tratti salienti di queste tecnologie sono: i risultati prevedibili e ripetitivi, ci si basa sul Machine Learning (ML), servono per l’automazione dei processi e l’analisi predittiva e la supervisione umana richiesta è limitata.

D’altra parte, l’AI generativa invece trova utilizzo in aree quali:

  • generazione di testo e chatbot
  • creazione di immagini
  • sintesi vocale
  • creazione di musica e suoni
  • Deepfake
  • design di prodotti e prototipazione.

Le caratteristiche sono molto differenti rispetto all’AI classica: i risultati risultano creativi, ovvero nuovi rispetto al corpo di testi e documenti usati come base dati, ci si basa su Large Language Models (LLM), serve soprattutto per la generazione di testi, immagini, presentazioni e la supervisione umana risulta assolutamente essenziale.

Andando al nocciolo della questione, pur facendo ovviamente delle semplificazioni, nel caso dell’AI classica i benefici si concentrano sull’efficienza perché riduce e velocizza le attività umane a parità di risultato (Automation) mentre nel caso dell’AI generativa i benefici sono rappresentati da una maggiore efficacia che, se da una parte potrebbe addirittura aumentare le attività umane, ne può però migliorare i risultati e/o creare opportunità altrimenti impossibili da cogliere (Augmentation).

Misurare l’impatto dell’AI sulle attività HR

La stima di impatto dell’integrazione persona – AI può essere valutato a livello di use case (ad esempio allineamento tra fatture e pagamenti). Ricordiamo che un use case è una descrizione dettagliata di come un utente o un sistema interagisce con un sistema software o un prodotto per ottenere un risultato specifico.

Anche se ogni organizzazione ha le sue specificità e un suo modo per affrontare le singole attività un approccio basato su use case è un buon compromesso tra generalizzazione e precisione della stima.

Proponiamo dunque una matrice bidimensionale dove andare ad inserire ciascun use case. Le due dimensioni sono l’impatto della supervisione umana e la ripetitività delle attività.

Abbiamo di conseguenza quattro settori a cui corrisponde:

Full automation – quando ci sia una forte ripetitività e la supervisione umana sia irrilevante. L’integrazione persona – AI (per lo più di tipo “classico”) porta a dei notevoli risparmi di lavoro per le persone che può essere indirizzato ad altre attività.

Human lead – quando l’attività non sia ripetitiva ma la supervisione umana sia irrilevante. L’integrazione persona – AI non porta né ad un aumento né ad una diminuzione di attività per le persone.

Human only – quando l’attività non sia ripetitiva e la supervisione ed elemento umano siano la parte di maggior valore nell’attività. L’integrazione persona – AI non cambia il contributo di attività delle persone e non è neppure di grande valore.

Human Interface – la supervisione e l’elemento umano sono di grande valore ma, al contempo le attività sono ripetitive. L’integrazione persona – AI (per lo più di tipo “generativo” o ibrido “classico” + “generativo”) porta sia a risparmi di lavoro per le persone che a risultati di maggior valore grazie all’attività in back-end dell’AI.

AI hr matrice

Anche se molti parlano di AI, riferendosi quasi unicamente all’AI Generativa, ancora pochi la stanno utilizzando “seriamente” e forse non c’è abbastanza dibattito sull’impatto che l’integrazione persona – AI potrà avere nelle aziende.

Noi in HRI riteniamo che si debba arrivare per gradi ad un utilizzo responsabile delle nuove tecnologie: partendo da una alfabetizzazione che deve riguardate tutti – HR compresi – per poi passare alla sperimentazione e all’adozione in una cornice di valori che mettano al centro le persone e non la tecnologia perché, infine, l’adozione dell’AI cambierà radicalmente i nostri modelli operativi e la transizione a nuove competenze professionali.

AI e HR

Questo percorso, se guidato con responsabilità, riteniamo possa essere positivo e di crescita per tutti. Noi ci stiamo accingendo ad intraprenderlo, e tu?

Per saperne di più, contattaci.

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Mario Molinari

Mario Molinari

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